domenica 26 aprile 2015

L'ingiustizia è l'ingiustizia.


Bisogna innanzi tutto riconoscere come, attraverso un intreccio di dialoghi e la narrazione di alcuni fatti accaduti nell'ultimo triennio, Marco Denti abbia saputo dare alla sua opera un senso di fluidità e semplicità. Ma come abbia anche saputo mantenere viva una sferzante vena polemica verso il potere, che ci permette di comprendere il vero dramma vissuto da quelli che sono stati definiti gli esodati. Quando, dopo aver letto Non siamo qui per le caramelle, mi sono fermato sulla quarta di copertina e ho letto “terra promessa”, mi è venuto in mente quello che è stato uno dei primi grandi esodi raccontati nella storia e avvenuto circa tremila anni fa (oggi ne abbiamo uno ancora più drammatico): è l'esodo raccontato dalla Bibbia, quello del popolo di Israele che si libera dalla schiavitù del faraone d'Egitto, fugge nel deserto, lo attraversa mettendoci quarant'anni e nutrendosi di quella che veniva chiamata “manna” e finalmente raggiunge la “terra promessa”. Ho cercato qualche similitudine con gli esodati del terzo millennio ma ne ho trovata solo una. Sono rimasti i quarant'anni (o giù di lì) di onesto e faticoso lavoro, i quarant'anni che gli ebrei avevano passato nel deserto. Oggi il faraone non c'è più e a lui si sono sostituiti i poteri economici e finanziari forti ai quali i governi si inchinano e i cittadini devono sottostare fino a vedere cambiare le regole del gioco e quelle, come per gli esodati, le regole delle pensioni. Nessuna “manna” per i nuovi esodati, al massimo qualche caramella. La “pensione promessa” è poi sparita da un giorno con l'altro. Correttamente Marco Denti parla in Non siamo qui per le caramelle di esodandi, e non solo di esodati. Gli esodandi sono quei lavoratori che dopo quarant'anni di lavoro si erano finalmente liberati del padrone e avrebbero dovuto conseguire la pensione promessa. Ma nonostante il dramma personale e familiare di decine di migliaia di esodati, è interessante notare come dalle testimonianze riportate da Non siamo qui per le caramelle emerga la dignità e la forza di resistere da parte di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che, da un giorno all'altro, per utilizzare le parole di Marco Denti, “sono stati abbandonati dallo stato”. Nelle pagine di questo racconto si respira la dignità e la forza di chi non vuole disperarsi, di chi non si mette a piangere (come invece fece il ministro all'epoca) e non perché, come in quella famosa canzone di Dario Fo e Enzo Jannacci, il pianto dell'operaio e dell'impiegato fa male al re, al vescovo, al cardinale, a chi governa il nostro paese e ai poteri economici che decidono il tutto. Gli esodati non piangono perché in questi ultimi tre anni hanno acquisito la consapevolezza di non essere soli, di avere un comitato, come quello del Lodigiano, che li ha inclusi e accompagnati e che ancora oggi li sorregge. Non siamo qui per le caramelle ci porta anche a considerare una parte di storia degli ultimi tempi che ha inciso sul mondo del lavoro. Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a una compressione inaudita e di stile ottocentesco dei diritti sociali dei cittadini: prima con la riforma delle pensioni di dicembre 2011, che ha creato i nuovi esodati; poi con la legge Fornero del luglio 2012 che ha iniziato a demolire l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori; dopo con il decreto Poletti che nel marzo 2014 ha liberalizzato i contratti a termine, legittimando con una legge la precarietà dei lavoratori; da ultimo con il Jobs Act di Renzi che lo scorso mese ha dato il definitivo colpo di spugna all'articolo 18. Teniamo conto che in cantiere ci sono nuovi decreti per fare dei lavoratori “carne da macello”. E' chiaro ed evidente a tutti che sono i diritti fondamentali dei lavoratori (e di chi il lavoro lo ha perso o non lo ha più) che stanno subendo un ingiustificato esodo, un esodo che non lascia vedere uno spiraglio e una meta. Sembra essere rimasto solo il diritto del più forte. Penso però che la lunga storia degli esodati, la loro tenacia, la loro capacità e volontà di organizzarsi, ci serva oggi da stimolo per non arrenderci e per ricominciare a lottare tutti insieme contro la precarietà e la povertà, ma anche contro l'arroganza e l'ingiustizia di quel potere che pensa di poter cancellare i diritti fondamentali che esattamente settant'anni fa sono entrati a far parte della storia. (Giuseppe Bersani)

10 commenti:

  1. Dall'altra parte della strada. Sempre. (Mauro Zambellini)

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  2. Ho iniziato a leggere il libro... Non riesco a smettere di leggerlo. Complimenti all'autore!!! Pensavo fosse difficile capire la situazione per chi non la vive in prima persona. Veramente bravo. (Marzia Barbazza)

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  3. Letto tutto d'un fiato. Marco (Denti), sei molto bravo, scrivi in modo incisivo e chiaro, non smettere di cimentarti, hai dei numeri... MD125366477... (Scherzo!!!). E ci hai fatto un regalo prezioso, a noi "esodati" sfigati che nessuno si filava... (Raffaella Sozzi)

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  4. Ho appena terminato il tuo libro sugli "Esodati" (almeno diamogli la maiuscola), bravo, buon racconto: agile, chiaro e con i tuoi "soliti" agganci musicali e letterari; tristi le vite di queste persone tutte eguali e tutte diverse.Bella l'idea di chiamare le persone con le sigle ed il numero di matricola. (Leonardo Bonazzoli)

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  5. E' quello che andava detto, anche con una certa ironia, d'accordo, ma andava detto. Pungente. (Fabio Cerbone)

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  6. Lo sto leggendo per la terza volta, complimenti! (Alberto Maddeo)

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  7. Mi ha emozionato tantissimo. (Nazzareno Marinelli)

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  8. La rosa bianca si magnifica se si semplifica, grazie fratello. (Angelo Biggioggero)

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